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Dario MARASCHIN

Cognome:
MARASCHIN
Nome:
Dario
Luogo di nascita:

Vicenza VI
Italia

Data di nascita:
Cittadinanza:
Stagioni:
1981-1986 (dal 9 settembre 1981 al 28 agosto 1986)
Fonti bibliografiche:
Storia del Vicenza di Pino Dato
Note biografiche:

Dopo le dimissioni di Francesco Farina, Dario Maraschin è il nuovo presidente in pectore e il gruppo di Lerino sta diventando padrone della società. A fine estate 1980, a campagna acquisti e cessioni fatta sempre da Giuseppe Farina (il lupo perde il pelo ma non il vizio) è finalmente redatto il contratto che vede la Vicesport cedere il pacchetto di maggioranza del Lanerossi Vicenza spa al signor Dario Maraschin, mandatario di un non precisato gruppo di amici per la cifra di 550 milioni: praticamente a valore nominale. Il contratto prevede clausole particolari per i rapporti non ancora definiti dei calciatori tesserati (comproprietà, diritto di riscatto, ecc.) Su questo contratto, alla fine di agosto, si chiude il rapporto tra Farina, la Vicesport e Vicenza. Dario Maraschin sembrava un vice-presidente a vita ed invece eccolo, presidente della beneamata, al posto dell'amato-ammirato-invidiato-odiato Farina. Maraschin assumerà la parte, inizialmente, di quello che non ne sa troppe. Di quello che ha vissuto all'ombra del re, ma che ne ha subito le angherie e le frustrazioni. Quando Maraschin parla del deficit e dei debiti ricevuti in eredità è un fiume in piena. Per tutta la sua presidenza non smetterà mai di farlo, primo perchè è davvero un po' il suo cruccio, secondo perchè è una valvola di sicurezza nei momenti di crisi. Se le cose vanno male, raramente Maraschin omette di ricordare Farina, le sue pazzie, la sua figura rocambolesca. Intanto la società muove i suoi primi passi incerti. Maraschin è tutto il contrario di Farina, ha sempre bisogno del conforto dei collaboratori e delle firme dei soci. Il gruppo di Lerino conduce la società e fa importanti proseliti. Uno era già entrato in quota Lerino ed è un futuro presidente, Romano Pigato. Poi c'è un altro futuro presidente accorpato, si chiama Marino Molon, commerciante estroverso del mobile, proprio di Lerino, quasi dirimpettaio a Dario Maraschin. La maggior parte degli amici-nemici della Vicesport va in dissolvenza. Restano Paolo Brazzale e Silvio Chilò, il gruppo dei thienesi; Gastone Celin, un altro presidente in pectore, che era buon amico di Farina, ma che si è sempre tenuto fuori dalla Vicesport (e questo è stato il suo lasciapassare). E poi c'è Mario Rigo, avvocato, di Grumolo delle Abbadesse, studio avviato in centro città, legato alla Democrazia Cristiana, gran tessitore, eccellente diplomatico. E' lui il pensatore del gruppo, almeno nei difficili inizi, è a lui che si affida Maraschin.  A lui e a Gastone Rizzato, che sarà l'anima grigia della società per alcuni anni, quello che sapeva tutto, in silenzio. Gran burocrate, bravo amministratore, Rizzato con abilità e forte di una fiducia davvero ragguardevole che Maraschin gli concede, diventerà in breve il vero presidente operativo della società, a parte le firme in banca. Un piccolo Richielieu di questo complicato Veneto del calcio. Il primo anno di presidenza, con un professionista come Giancarlo Cadè, il nuovo Vicenza conclude terzo, ad un punto dal Monza e a tre dall'Atalanta. L'anno seguente, proprio mentre sembrava che la società stesse riorganizzando le proprie attività, arriva la tragedia: muore Enzo Scaini. E' un grosso colpo per tutti. Si sfiora per il secondo anno consecutivo la promozione. Quarti, a qualche punto di distanza da Triestina e Padova, le due promosse. Sarà decisiva una strana sconfitta casalinga con la Rondinella per 0-1, l'8 maggio. Cadè nel corso del campionato subisce una dura contestazione. Anche Maraschin viene colpito, fuori dallo stadio, da una contestazione violenta per l'andamento della squadra in un certo periodo dell'anno. Cadè accetta di dare le dimissioni concordate e viene assunto Mazzia, ex Juventus, che all'ultima giornata fa esordire un giovanissimo Roberto Baggio. La stagione 1983-84 dovrebbe essere quella del definitivo rilancio con la promozione in serie B. La scelta di Bruno Giorgi è da Oscar. Non solo per la personalità dell'uomo, ma anche per il curriculum. Ha allenato Nocerina e Padova, lasciando ottimi ricordi e successi nelle due piazze. A Padova lo rimpiansero per molto tempo. troppo onesto e troppo limpido per quel calcio.  Il Vicenza era sempre al comando, in alternanza con il Bologna e con il Parma, finchè una moneta da 100 lire non compie il fattaccio. Vola dalla curva e va a colpire Massimo Bianchi, ex portiere biancorosso, mai troppo amato da alcuni tifosi. Bianchi, un omone grande e grosso, si abbatte al suolo come folgorato e viene sostituito con il secondo portiere. La partita si gioca lo stesso e finisce 0-0, ma il giudice sportivo dà la vittoria per 2 a 0 al Bologna. Il Vicenza però sembra essere più forte del destino. Comincia a macinare gioco e risultati, anche dopo l'empasse Bologna, ma perde definitivamente il campionato in una partita da suicidio collettivo in casa, alla terz'ultima di campionato contro la diretta concorrente Parma, davanti a 25 mila spettatori. E' un 1-4 incomprensibile e assurdo, contraddittorio con i valori che il campo esprime. Dopo la sconfitta si parla di combine e di giocatori venduti e si fanno anche i nomi. A lungo e insistentemente. Una cosa sgradevole, sconveniente e semplicemente senza senso. Molti giocatori protagonisti di quella debacle a fine campionato vengono venduti e il Vicenza ritenta così il quarto tentativo consecutivo di promozione. E' l'anno della consacrazione di Roberto Baggio che però subisce un drammatico infortunio nella partita giocata a Rimini contro la squadra di Arrigo Sacchi. Infortunio che lo terrà lontano dai campi di gioco per 16 mesi. Maraschin ha già in tasca il contratto con la Fiorentina, ma teme che la società viola possa romperlo a causa del grave infortunio. Non sarà così. La Fiorentina mantiene fede al patto e paga le due fatture di Baggio per un totale di 4 miliardi. Malgrado l'incidente a Baggio, Bruno Giorgi completa bene il campionato, andando allo spareggio con il Piacenza, vinto ai supplementari sul campo di Firenze. Il Vicenza, con qualche patema, con qualche timore per il futuro e ancora qualche illazione misteriosa su presunti accordi preventivi sull'esito della partita passa finalmente il Rubicone. Arrivato alla prima serie B della sua gestione, il cavaliere del lavoro Dario Maraschin può fare un buon bilancio, avendo dato una struttura amministrativa solida alla società e avendo creato i presupposti tecnici per un futuro sportivo quanto meno dignitoso. La garanzia di ciò ha un nome e un cognome: Bruno Giorgi. Infatti, anche in B la squadra segna e si diverte. Buffo il calcio: una squadra che fatica ad arrivare in serie B, con quel potenziale, nella serie cadetta macina gol e risultati che è un piacere. Il Menti è pieno ad ogni santa domenica, la gente capisce, si diverte, applaude. Una vera cavalcata verso la serie A. Maraschin è raggiante, vicino a realizzare il sogno di una vita. Riportare in A il Lane da presidente. Il destino beffardo è però dietro l'angolo e tutto questo rischia di svanire, nello spazio di un mattino. Nel mese di aprile iniziano a circolare le prime voci di un presunto Totonero 2, dopo quello del 1980. Le voci continuano a farsi assillanti, mentre il  Vicenza sta giocando alla grande verso una ammirevole promozione. L'8 maggio, alla vigilia di Vicenza-Triestina, un commerciante napoletano di nome Antonio Carbone, vuota il sacco e fa i nomi. Ci sono anche quelli di Maraschin, Rizzato e Cerilli. Parla di telefonate, di assegni ricevuti e solo promessi, di corruzioni vere e tentate. Interrogato dalla magistratura nell'inchiesta penale, Maraschin e Rizzato confessano di aver versato due assegni per orientare due partite di C nell'anno precedente. I reati sono prescritti e non dovrebbero creare problemi in ambito sportivo. Un commerciante di tessuti finito in prigione, un certo Moriggi, strano personaggio, accusa però il Vicenza di aver "orientato" anche in serie B. I giudici cercano riscontri, interrogano il re degli scommettitori, il famoso Carbone, ma il Vicenza non appare particolarmente implicato. Solo indizi, niente prove, ma i giudici sportivi, influenzati dalle confessioni emerse sulla vicenda relativa alla stagione della serie C, condannano ugualmente il Vicenza. Il Lane, promosso in serie A, resta in B ed in A va l'Empoli. Maraschin, Salvi e Rizzato sono squalificati e così Cerilli, quest'ultimo per 5 anni. Dal lato umano il più toccato è il presidente Maraschin. Lui ripete: "Ho sbagliato, ma lo rifarei... C'era stata la scomparsa di Scaini, l'infortunio di Baggio... E il calcio tutto è molto più corrotto del mio Vicenza". Torna bambino. Ma il dolore c'è e il dolore è forse l'anticamera della malattia. E' incredibile come il calcio possa uccidere. Maraschin, un uomo buono, probabilmente è stato ucciso dal calcio, divorato dalla sua ingenua passione, dalla voglia di riportare la beneamata ai fasti che le competevano. La malattia lo prende nei mesi immediatamente successivi. Muore nel 1989 e il suo Vicenza è ancora in C.